24 Mar Lux

Il coro del Convento del Bigorio ospita una serie di nuove fotografie in bianco e nero di Giuseppe Pennisi, raffiguranti elementi vegetali e animali, talvolta cercati, altre trovati o semplicemente scoperti. La mostra intitolata LUX segna un ulteriore e significativo sviluppo nella ricerca dell’artista ticinese.
Giuseppe Pennisi ha collaborato in qualità di fotografo ufficiale presso la prestigiosa Fondazione Thyssen Bornemisza, con la quale ha avuto modo di rapportarsi ad opere di maestri antichi e moderni e ha realizzato numerosi cataloghi, e, in seguito, ha diretto il dipartimento fotografico del progetto AROUNDER basato sulla fotografia panoramica, realizzando servizi in quasi tutta l’Europa, l’Africa e la Cina.
Si è distinto inoltre in questo campo per essere stato il primo fotografo panoramista ad aver scattato panoramiche a 360 gradi con luci miste di forte impatto, prerogativa fino ad allora della fotografia statica.
Il lavoro presentato negli spazi del Convento si differenzia dai precedenti, e assume un nuovo aspetto dal punto di vista formale. Dalle vedute panoramiche a 360 gradi, dove l’inclusione di tutto il paesaggio visibile era una prerogativa, Pennisi decide ora di cancellare il mondo circostante per focalizzarsi su di un solo oggetto: fiori, foglie, piume, pesci, un teschio e altro ancora. Questa contrapposizione di inclusione e esclusione sembra indicare la volontà, forse inconscia, di passare dal guardare fuori a un più intimo guardare dentro.
È pur certo che la fotografia è un modo di relazionarsi con il mondo, ovvero la ricerca di un punto di equilibrio tra l’interiorità del fotografo e ciò che sta all’esterno. In questo senso le immagini rivelano una bellezza meditativa dove a fare da protagonista è la luce.
Nelle immagini in esposizione la luce mitigata e indiretta è l’elemento estetico più importante: accarezza gli oggetti e crea sulle differenti superfici morbide ombreggiature e riflessi suggestivi, permettendo agli oggetti di emergere dallo sfondo in prevalenza nero e prendere così forma.
L’autore ha saputo trovare gli elementi idonei, capaci di reagire e interagire armoniosamente con la fonte luminosa, affinché si potesse produrre l’effetto desiderato. Giuseppe Pennisi dimostra chiaramente di avere uno scopo ben preciso, non solo dalla selezione e ricerca in fase preparatoria, ma anche dalla scelta del procedimento di stampa finale e del supporto cartaceo con il quale operare: la stampa a carboncino su carta cotone.
Questa stampa denominata Pigmented True Black Fine-Art Giclée, e realizzata con tecnica digitale, conferisce all’immagine una profondità e un realismo unici e acquista una forte e intensa sensazione di materialità.
In conclusione il pregio maggiore delle opere di Giuseppe Pennisi consiste nell’essere riuscito a ricreare uno spazio di osservazione, che permette di vedere le cose. Il fotografo in questi scatti impone all’osservatore, con ancora maggior forza rispetto alla norma, una forma di lentezza dello sguardo insita in ogni fotografia, che oggi assume una grande importanza considerato il processo di accelerazione tecnologica e percettiva tipica della realtà contemporanea.
Le fotografie di Giuseppe Pennisi, tese a un delicato minimalismo formale e mascherate da una semplicità nel rapportarsi al soggetto, diventano un luogo di intima introspezione, di contemplazione e quindi approfondimento della conoscenza di sé stessi e della natura delle cose.
a cura di Diego Stephani